È successo a Piacenza: ad una vertenza sindacale che ha visto vittoriosi i lavoratori della FedEx-TNT, dopo tredici giorni di lotta durissima, è seguita la reazione vendicativa e feroce della polizia contro il sindacato conflittuale e i lavoratori del SI COBAS . Il 10 marzo, venticinque operai sono portati in questura: molti vengono denunciati, alcuni rischiano di perdere il permesso di soggiorno e due, Carlo e Arafat, vengono messi agli arresti domiciliari.
La risposta alla retata poliziesca avvenuta sabato 13 marzo a Piacenza è stata eccezionale. Nonostante i divieti e le zone rosse almeno un migliaio di lavoratori sono scesi in piazza a sostegno della lotta e dei lavoratori colpiti dalla repressione. Di ciò che accaduto si sa molto, direi quasi tutto: basta andare sui siti giusti e le informazioni si hanno, ma quello che rappresenta questo apparente salto di paradigma rimane, forse ai più, misterioso.
In questo ultimo anno sono avvenuti sconvolgimenti a dir poco epocali. La pandemia, il primo lockdown, la propaganda fasulla del “Tutto Andrà Bene” con tutto il corollario nazionalpopolare dello sbandieramento dell’orrendo tricolore e delle versioni balconare di Bella Ciao. Il tutto in un tripudio di spioni di massa che denunciavano chi andava a farsi una passeggiata o a correre in mezzo al nulla.
Il Governo Conte si è mosso tra paternalismo e autoritarismo, fino alla farsa dei vaccini: dalle milioni di dosi promesse al fallimento totale della gestione vaccinale e politica. Tutti hanno visto cosa succede in Lombardia, prima con il duo scellerato Fontana/Gallera ora con il trio impresentabile Fontana, Moratti ed il sempreverde dell’insulsaggine Bertolaso… (se la cosa non fosse tragica, per il carico di sofferenza che questi personaggi hanno portato sarebbero dei comici puri).
Il Governo Conte viene mandato a casa, non serve più e nel giubilo istituzionale arriva Draghi, ex presidente della BCE, a formare un governo di salute pubblica, nominato ufficialmente da Mattarella ma sponsorizzato da Confindustria e banche (questo la dice lunga su quanto conti il parlamento e l’istituzione del voto popolare). La montagna di miliardi che arriveranno devono essere spartiti per bene: nulla di nuovo sotto il sole.
Una novità però c’è: i vaccini passano sulla punta della baionetta, l’esercito controlla la salute pubblica. Strano paese l’Italia, non ci facciamo mancare nulla, dal peggio al peggio. Come sempre avviene quando ci sono le crisi e catastrofi (e questa del Covid-19 lo è), i padroni e i governi provano a sperimentare nuove forme di sfruttamento e controllo di massa. Dalla loro hanno la forza delle armi, con un’arroganza del potere che rasenta il fascismo. Città e paesi chiusi, per uscire devi avere i permessi, da un anno non si esce dopo le 10 di sera e tutto ciò sembra una cosa normale.
Intanto milioni di lavoratrici e lavoratori sono stati obbligati ad andare a produrre. Nelle fabbriche, nella grande distribuzione, nella logistica, nella cura degli anziani e negli ospedali non ci si è fermati neanche un’ora, spesso lavorando a condizioni così precarie della salvaguardia della salute che rasentavano lo zero.
La pandemia da oltre un anno ci ammorba, aiutata anche da un mix di veleni dovuti alle polveri sottili, smog e altre delizie, soprattutto nella pianura padana. Qui le vittime sono moltiplicate anche dalla mancanza di cura dell’ambiente, da sempre percepito da parte dei padroni come un pericolo al profitto.
Quello che è successo a Piacenza è invece un altro “virus”, pericoloso solo per il potere: è la conseguenza della VARIANTE PROLETARIA dove la lotta di classe e la solidarietà diventano vincenti e pericolose. La cura, il vaccino, per il potere è sempre lo stesso da sempre: piazze militarizzate, manganelli che spaccano le ossa, denunce, perquisizioni e galera e spesso si muore di overdose di botte come è successo nel carcere di Reggio Emilia.
Ma quello che è successo la settimana scorsa a Piacenza non è un caso isolato. Le vertenze operaie, organizzate soprattutto dal sindacalismo conflittuale, sono centinaia. Quello che succede alla TNT accade normalmente e nonostante le imposizioni dovute al colore delle zone la lotta non si ferma, anzi la strada che prende è spesso quella più radicale, nonostante le condizioni difficili.
Come CUB abbiamo ad esempio decine di vertenze aperte; ogni giorno abbiamo picchetti davanti alle fabbriche e logistiche e le assemblee nei luoghi di lavoro sono quotidiane. Nel mondo delle colf e delle badanti stiamo assistendo a un incremento di donne che stanno uscendo dal silenzio. Qualche giorno fa a Milano si è tenuto un presidio di CUB Immigrazione davanti alla prefettura, per commemorare Natalia Beliova, badante bulgara che, dopo aver messo in salvo le due persone anziane per cui lavorava, è morta asfissiata. Il presidio voleva denunciare le condizioni di sfruttamento di queste persone che non hanno alcun riconoscimento del loro lavoro essenziale e non hanno neppure diritto al vaccino.
Anche la situazione dei rider è sotto gli occhi di tutti: sono migliaia i lavoratori e lavoratrici che trasportano cibo e merci per le persone abbienti ma sono trattate a calci nel sedere. Venerdì 26 marzo ci sarà il primo sciopero nazionale dei rider.
Quello che serve, oggi come ieri è una vera unità dei lavoratori e delle lavoratrici; occorre uscire dai particolarismi di bandiera. Il mondo sembra più frazionato ma in realtà non ha più confini.
Il militarismo è un ordine mondiale: lo stato, gli stati, i governi si proteggono a vicenda e il loro nemico è sempre lo stesso: sono gli sfruttati, i proletari, quelli che prendono coscienza, che alzano la testa, che fanno della loro vita una battaglia di dignità. Mentre sto scrivendo queste note mi viene in mente Louise Michel, la protagonista della Comune di Parigi: proprio in questi giorni ricorre il 150esimo anno della VARIANTE PROLETARIA INTERNAZIONALISTA!
Antò